Poco più di 10 giorni e il voto del 25 indicherà i vincitori. Le strategie sono diverse: attendere gli errori altrui e attaccare a testa bassa, guardare agli indecisi o fuori dai confini nazionali. Ed è così che i temi di una campagna elettorale che si anima nella fase più calda, vanno dalla pressione fiscale, alla sicurezza, alle tasse sul lavoro, alle riforme legate al PNRR e soprattutto, alla questione che forse più interessa e preoccupa gli italiani: il caro energia, strettamente connesso alla guerra in Ucraina e alle sanzioni alla Russia. Su questo va in scena un faccia a faccia innanzitutto tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta. Le scintille tra i due si vedono da subito sul Recovery Plan. Italia a testa alta in Europa, a difesa degli interessi nazionali perché è finita la pacchia, aveva già detto la prima, riferendosi a Bruxelles. Rinegoziare il PNRR è da inaffidabili, la replica del leader PD. L'Italia era e resta pienamente nell'Alleanza Atlantica, da noi nessuna titubanza, spiega poi la leader di Fratelli d'Italia. Dal segretario DEM, nessun dubbio sulla collocazione del Paese: vogliamo un'Italia che conta, dice. Entrambi concordano sulla necessità di confermare le sanzioni a Mosca, così come in tal senso si spinge il leader della Lega Salvini, che però punta sull'autonomia differenziata per le regioni, come primo provvedimento in caso di vittoria e al tempo stesso, chiede subito 30 miliardi a debito per fronteggiare il caro bollette, e non è tutto: si chiede perché la Meloni su questo tentenni. Berlusconi invoca un decreto taglia bollette e dal terzo polo Calenda, che contesta il faccia a faccia sul Corriere tra Letta e Meloni, rivendicando un dibattito a quattro, chiede 15 miliardi sull'energia. E dai Cinque Stelle, Conte chiude un'alleanza post voto con i DEM, con questi vertici però, spiega, e attacca il Governo Draghi, inerte sul tema del caro gas, insistendo su una ulteriore tassazione degli extra profitti delle imprese energetiche, assicurative e farmaceutiche.























