Chi pensava di essere riuscito a far saltare il tetto massimo dei 240mila euro all'anno di stipendio per i super manager della pubblica amministrazione dovrà ricredersi. L'opposizione di Draghi, che non sapeva nulla dell'operazione, il disappunto di Mattarella, che ha bollato come inopportuno una misura di questo tipo mentre si chiede agli italiani di tirare la cinghia, ha riportato tutto al punto di partenza. Il Governo ha presentato un emendamento soppressivo che di fatto sterilizza il cambiamento last second avvenuto a Palazzo Madama. Un no che porta la firma di Draghi ma che obbliga, a questo punto, ad un terzo voto in Senato dopo l'ok di domani alla Camera. Immediato il balletto dei partiti a dirsi soddisfatti per la cancellazione di una norma che loro stessi avevano però votato 24 ore prima. Resta da capire di chi sia stata la manina che ha infilato, all'ultimo, l'aumento di stipendio, appoggiandosi su un parere positivo del Ministero del Tesoro. Per evitare di tornare in Aula la prossima settimana si era ipotizzato di approvare un ordine del giorno con cui si impegnava l'esecutivo a produrre un nuovo decreto di correzione, così facendo però non vi sarebbe stato alcun effetto normativo immediato, meglio allora bloccare tutto sul nascere e aspettare ancora qualche giorno per il voto definitivo. Nelle prossime ore dovrebbe infine trovare forma anche il terzo decreto aiuti se il valore di circa 12 miliardi. Draghi, per accelerare al massimo, potrebbe convocare il Consiglio dei Ministri già giovedì sera dopo l'ok dei Deputati all'uso del extra gettito per garantire nuovi sostegni ad imprese e famiglie.