Cambia la grammatica dell'immigrazione in Italia. Il decreto migranti infatti riceve il via libera del Senato in una tensione ancora palpabile a scrutinio finito, in particolar modo nella maggioranza. La scintilla è la pericolosa sbandata sull'articolo 7, quello sulla protezione speciale, che in una prima versione eliminava i riferimenti alla legislazione internazionale in merito alla tutela dei diritti umani dei migranti. Versione ad alto rischio di incostituzionalità che difficilmente il Quirinale avrebbe firmato. È dovuto dunque intervenire il governo. L'articolo è stato prima accantonato, poi riformulato, infine approvato. La Lega, che ha spinto per la linea dura, esulta. Si ritorna, se non nella forma almeno nello spirito, ai decreti Salvini. "L'emendamento che abbiamo depositato è quello che è stato votato sulla protezione speciale, e che quindi riporta la protezione speciale per casi eccezionali e speciali, come lo dice la parola stessa. La stretta sulla protezione speciale c'è, è quello che ci interessava ed è quello che abbiamo ottenuto". L'opposizione, che in aula ha comunque evitato l'ostruzionismo, punta il dito contro chi trasforma l'immigrazione in un fenomeno criminogeno seminando paure. "Mi sembra che qualche problema ce l'abbiano avuto anche tra di loro. Perché le contraddizioni non mancano quando si scrivono norme con l'ideologia anzi che con la concretezza che serve per capire come accompagnare un fenomeno che non è emergenziale, perché ormai in questo paese da almeno 30 anni è strutturale. E invece continuano con le solite politiche, diciamo, criminogene che mirano a lasciare le persone fragili per strada, a creare irregolarità per poi candidarsi a governarle". L'appuntamento ora è alla Camera dove il decreto approda. Visti i tempi difficile pensare a nuove modifiche. Il testo infatti deve essere convertito in legge entro il 9 maggio.