La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata lo slittamento del voto sullo ius soli. A sinistra l’effetto Pietro Grasso fa da calamita e spacca Campo Progressista, mentre al centro Angelino Alfano rinuncia alla poltrona. In queste ore il sismografo della politica registra un piccolo e duplice terremoto. A ridosso della discesa in campo del Presidente del Senato, che ha federato la lista di Sinistra Italiana, MDP e Possibile di Pippo Civati, i rappresentanti del movimento di Pisapia che venivano da SEL hanno annunciato di essere pronti a passare sotto le insegne di Liberi e Uguali, il cartello guidato da Grasso, di fatto l’implosione di Campo Progressista e del suo demiurgo, impegnato da mesi in un’estenuante trattativa con il Partito Democratico per un’alleanza elettorale. Pisapia sarebbe pronto a fare un passo indietro, forse persino a ritirarsi, e fa sapere di dover rottamare l’intesa con i democratici. “Dobbiamo prendere atto che non siamo riusciti nel nostro intento – dice – la decisione di calendarizzare lo ius soli al termine di tutti i lavori del Senato, rendendone la discussione e l’approvazione una remota probabilità, ha evidenziato l’impossibilità di proseguire nel confronto con il PD”, si rammarica. Al largo del Nazareno non si sono persi d’animo. Fonti della segreteria assicurano che al fianco dei DEM ci sarà una lista di sinistra alleata, oltre a una centrista e una legata a Emma Bonino. Per Campo Progressista non basta, dunque, l’accelerazione per arrivare all’approvazione del biotestamento e per avvicinarlo ai renziani, e la diaspora del movimento di Pisapia segna, di fatto, per Grasso il primo successo politico della sua leadership. Se a sinistra cambiano gli equilibri, tra i moderati è Angelino Alfano a prendere in contropiede i suoi detrattori. Il leader di Alternativa Popolare ha annunciato che non correrà per il Parlamento. “Ho scelto di non ricandidarmi alle prossime elezioni e non farò nemmeno il ministro”. Poi l’amara ammissione: “Hanno influito gli attacchi ingiusti contro di me”.