Il decreto dignità è stato approvato alla Camera e adesso passa al Senato. Nonostante il motivo principale del decreto, ridurre la precarietà, venga condiviso da un ampio spettro di soggetti, opposizione compresa, le critiche alla soluzione trovata sono arrivate da un po' tutte le parti. Così, se da un lato sinistra e Cgil lo criticano per non aver osato abbastanza, dall'altra le aziende, capeggiate da quelle del Nord Est, prevedono di non poter rinnovare molti contratti. Quello che il decreto non fa, in effetti, è agire sul principale problema del lavoro in Italia, cioè il cuneo fiscale, in soldoni quanto un'azienda paga un lavoratore e quanto gli arriva davvero in busta paga. Agire sul carico fiscale che grava sul lavoro è sicuramente una priorità che anche il Governo ha detto di stare valutando. Ma tagliare il cuneo ha un costo. E tra flat tax, reddito di cittadinanza e modifiche alla riforma Fornero sono davvero molte, forse troppe, le spese che si dovrebbero prevedere nella prossima legge di bilancio. Per avere una soluzione al problema del lavoro in Italia, la partita rischia di essere ancora lunga.