La Corte Costituzionale ha bocciato il referendum sull'eutanasia, ma il problema del fine vita resta. Il dibattito si sposta di nuovo nelle aule parlamentari che in questi anni non sono riuscite a mettere a punto un testo condiviso. Si riparte dalla proposta di legge per regolamentare il suicidio assistito atteso di nuovo in aula alla Camera, nei prossimi giorni. Il testo, già passato al vaglio delle commissioni affari sociali e giustizia di Montecitorio, prevede che si possano alzare la richiesta di morte volontaria medicalmente assistita se si è maggiorenni, capaci di intendere e di volere e se si è stati coinvolti in un percorso di cure palliative che si è deciso di rifiutare. La persona interessata deve essere affetta da una patologia irreversibile che causa sofferenze intollerabili; deve essere tenuta in vita da trattamenti sanitari di sostegno vitale. La richiesta può essere revocata in qualsiasi momento e deve essere manifestata per iscritto. Tra le novità più importanti del nuovo testo ci sono l'introduzione dell'obiezione di coscienza per medici e personale sanitario. Il tema del fine vita da sempre divide opinione pubblica e forze politiche. Il disegno di legge sul suicidio assistito, è appoggiato dal Partito Democratico, Leu, Italia Viva, Movimento 5 Stelle. Composto di 8 articoli nasce da una proposta di iniziativa popolare depositata nel 2013 e più volte riformulata accogliendo negli anni anche modifiche suggerite dai partiti di destra. Difficile tuttora prevedere tuttavia i tempi sull'iter del provvedimento, visto che nei giorni successivi l'assemblea sarà impegnata nell'esame di decreti leggi già da venerdì con il milleproroghe. Ma dopo la bocciatura del referendum, ancora di più la responsabilità è tutta sulle spalle del Parlamento.























