Diventa un caso politico nazionale la nomina di Luca De Fusco alla direzione generale del Teatro di Roma. In serata il commento della Premier sulla falsariga di quello già rilasciato per i recenti cambi di poltrone in RAI. Non occupazione ma compensazione. È finita l'ora dell'amichettismo, dice. L'avviso ai naviganti, come lei stessa lo definisce, è chiaro. Il mondo nel quale per le nomine pubbliche la tessera del PD fa punteggio è finito. Afferma Meloni: conta il merito indipendentemente dalla tessera delle persone, se l'hanno. La nomina del nuovo direttore presenta un'anomalia formale perché assunta dal CDA della fondazione alla presenza dei tre componenti indicati da Regione e Ministero della Cultura ma in assenza del Presidente siciliano e del rappresentante del Comune. Tanto da scatenare la protesta di attori e registi e da far parlare al PD di un vero e proprio blitz del Centrodestra. Il Sindaco di Roma Gualtieri è pronto a fare ricorso convinto che De Fusco dovrebbe dimettersi. Secondo la segretaria del PD Schlein la Destra al governo ha sempre l'ossessione di occupare poltrone e annuncia un'interrogazione urgente al Ministro Sangiuliano. Il diretto interessato De Fusco nega di essere di Destra. Mi viene da pensare, afferma, che il pensiero del Campidoglio fosse che il prescelto dovesse essere espressione del Comune stesso. Stessa linea del responsabile della cultura Sangiuliano. Bisogna consentire a chi non fa parte dei circoletti romani di potersi esprimere in ambito nazionale, afferma.