Per il decreto-Ucraina, il Governo ha scelto di non correre rischi e per l'aumento delle spese militari, si va verso un punto di incontro in maggioranza. Giuseppe Conte, dopo giorni di fibrillazioni, usa toni concilianti, ribadisce che: il Movimento non vuole la crisi, siamo una forza responsabile, assicura, il Governo deve andare avanti in tutti i contesti internazionali a testa alta e ha il nostro pieno sostegno. Poi il leader 5 Stelle, fa riferimento al "Lodo Guerini", la proposta con cui il Ministro della Difesa, ha indicato nel 2028, l'anno in cui si potrebbe arrivare al 2% di spesa dei Pil, per il budget militare e scandisce: bene Guerini su gradualità delle spese militari. Anche se Conte rivendica la coerenza della sua battaglia: sin dall'inizio avevo parlato di famiglie e imprese in difficoltà economica, non ci possiamo permettere di stanziare ulteriori 10-15 miliardi entro il 2024, per rispettare l'originale impegno con la NATO. Intanto, il decreto-Ucraina, che autorizza l'invio di armi a Kiev, è sbarcato in aula al Senato. Il voto di fiducia è atteso nelle prossime ore e al di la di qualche isolata defezione fra i 5 Stelle, i voti di maggioranza ci saranno. Resta la preoccupazione del PD, che avrebbe fatto volentieri a meno di altre tensioni in maggioranza: una crisi di Governo sarebbe dannosa per noi, per tutti noi e sarebbe tremendamente negativa per il processo di pace e lascerebbe il mondo sbigottito. È il monito di Enrico Letta. Intanto il dossier sulle spese militari, rischia di non chiudersi a breve. La prossima settimana il Governo presenterà il Documento di Economia e Finanza. E un capitolo dedicato al riarmo, potrebbe riaccendere la miccia.