È un ricorso al TAR del Veneto, la strategia studiata dal Governo contro il decreto, firmato da Luca Zaia, che proroga di due anni per la sua regione la possibilità di iscrivere i bambini alla scuola dell’infanzia anche senza vaccini. È, quindi, scontro frontale fra le due Istituzioni a colpi di azioni legali e dichiarazioni. Ma non solo: si alza il livello di polemica anche fra diverse Regioni. I Ministri della pubblica Istruzione e della salute avevano avvertito subito: la decisione del Veneto è inammissibile, non si può derogare a una legge dello Stato, che per giunta tutela la salute dei cittadini. “Se scoppia un’epidemia, sarà responsabilità della Regione”, ha aggiunto Beatrice Lorenzin, per la quale la linea è chiara: niente rinvii. I bambini da zero a sei anni la cui iscrizione non risponde ai requisiti chiesti dalla legge devono restare fuori da scuola. Siccome, però, il Veneto va avanti per la sua strada, rivendicando il pieno diritto di legge di poterlo fare, ecco che si apre la via del ricorso del Governo, sulla base del principio che è vero che la sanità è materia concorrente tra Regioni e Stato, ma la tutela della salute dei cittadini è, invece, competenza esclusivamente statale. E altre Regioni fanno sentire la loro voce. L’Emilia-Romagna attacca Zaia, parlando di decisione incomprensibile e di epidemie che non vengono fermate dai confini regionali. Il Veneto controreplica, tacciando di arroganza l’Emilia-Romagna. La Lombardia intanto, pur non apprezzando la legge – specifica il Governatore Maroni –, si allinea, però, alle scelte del Governo e a quanto varato dal Parlamento, evitando la proroga di quaranta giorni di cui si era parlato finora. Quindi, anche lì niente iscrizioni al di fuori dei termini di legge. Secondo il Ministro dell’istruzione, Valeria Fedeli, quello dei vaccini è un tema che riguarda il Paese e non ci si può differenziare.