Ad ottobre scorso, nelle aule, una valanga di si aprì la strada al taglio del numero dei parlamentari, ora all'ultimo tornante prima del referendum confermativo del 20 settembre tanti di questi si sono trasformati in "ni" in un dubbio che attraversa come una scarica elettrica anche il Partito Democratico. Il PD infatti, ha sempre legato il proprio via libera al taglio, alla riforma della legge elettorale e dei regolamenti parlamentari ma di questa parte ultimamente si sono perse le tracce. "Se c'è la volontà politica si può fare molto," dice ora Nicola Zingaretti, che lancia un appello a rispettare quell'accordo che, oltre al taglio del numero dei parlamentari, prevedeva, contestualmente, correttivi istituzionali che eviterebbero, secondo il segretario Dem, storture e distorsioni sul fronte della rappresentanza. Il Movimento 5 stelle, il motore di questi tagli, a pochi giorni dal voto, prova a rassicurare l'alleato: "Noi," dice Vito Crimi, "siamo sempre pronti a fare la nostra parte". L'invito è di andare a votare, dopodiché il Parlamento lavorerà meglio sono già in atto tutta una serie di lavori sulla modifica dei regolamenti parlamentari, avremo un parlamento in Iinea con la media, come numero, con la media dei rappresentanti dei parlamenti europei e soprattutto, come dire, accorceremo quella distanza che oggi si percepisce tra le istituzioni e i cittadini. Non è antipolitica è volere un Parlamento più efficace e più efficiente. Con il passare dei giorni però il dissenso interno nella maggioranza continua a prendere forma e voce le stesse perplessità segnano anche il centrodestra, dove aumentano i casi di contrarietà, ma dove però Lega e Fratelli d'Italia confermano la linea per il si, Forza Italia darà libertà di coscienza, anche se in molti si schierano per il no. L'appello è quello di non farsi prendere in giro da chi ha fatto danni portando l'antipolitica al Governo e vuole fare ancora più danni portando l'antipolitica alle riforme istituzionali, vuole far pasticciare l'antipolitica con la nostra Costituzione. C'è il diritto dei cittadini ad essere rappresentato degnamente e bisogna far funzionare meglio e non peggio il Parlamento. L'accusa dell'opposizione, al di là della scelta nell'urna, è però univoca: "nella realtà dell'emergenza covid," dicono, "solo il Pd e il Movimento considerano il cambio della legge elettorale una priorità".