Quando fu ucciso, il 15 luglio del 1997, la sua carriera era al culmine. Lui era un simbolo che andava ben oltre il mondo della moda. Gianni Versace vestiva allora le donne più belle del pianeta che, sotto la sua guida, calcavano le passerelle più importanti al mondo: Claudia Schiffer, Linda Evangelista, Christy Turlington, Cindy Crawford, Kate Moss, Carla Bruni, Helena Christensen, Naomi Campbell. Un esercito di top model che Gianni riuscì a rendere vere e proprie star, creandone il mito e dando loro un’anima. Versace aveva conquistato il mondo ed esaltato il made in Italy con le sue creazioni. La notizia della sua morte per mano di Andrew Cunanan, serial killer responsabile di altri quattro omicidi, lasciò sgomento non soltanto il fashion system. Lo stilista calabrese fu freddato sulle scale della sua villa in Ocean Drive, a Miami Beach. Era lì in vacanza dopo essersi speso tantissimo per presentare a Parigi, pochissimi giorni prima, quella che sarebbe diventata la sua ultima collezione. Nel Duomo di Milano, tra le 4.000 persone presenti al suo funerale, c’erano la principessa Diana, Sting, Elton John e tutte le sue modelle. Invidiabili le sue collaborazioni artistiche, da quelle con i grandi teatri a quelle con i maestri della fotografia: Richard Avedon, Helmut Newton, Bruce Weber. La testa di Medusa come simbolo della maison, scelta proprio da Gianni perché diceva, “chi si innamora della Medusa non ha scampo”. Dalla sua morte l’azienda di famiglia è nelle mani dei suoi fratelli, Santo e Donatella, che qualche settimana fa lo ricordava commossa parlando di lui come di un incredibile genio creativo, un’anima coraggiosa e soprattutto un uomo pieno d’amore.