Era lo scrittore in lingua spagnola più letto dopo Cervantes. Questo dice molto della fama internazionale di Carlos Ruiz Zafón, ma non tutto del suo estro letterario. Leggere “L'ombra del vento”, il libro che nel 2001 lo ha reso famoso nel mondo, è farsi un regalo, mentre ci addentriamo, guidati dal filo delle sue parole per le strade di Barcellona, personaggio del libro e sua città natale, scivoliamo con il giovane protagonista, figlio di un libraio specializzato, in un universo letterario fatto di atmosfere gotiche e misteri, di labirinti, di affascinanti trame e sottotrame. Malato da tempo, Zafón è morto a Los Angeles, dove si era trasferito alla metà degli anni Novanta, per lavorare nell'industria del cinema. “Mai, però - dichiarava sempre - vorrò che un mio lavoro diventi un film. Adattare una mia opera sarebbe come tradirla” diceva. “Se la tocchi esplode. Nessuno può migliorarla, perché nessuno sa com'è stata messa insieme”. Nel 2016 con il labirinto degli spiriti, aveva concluso la sua tetralogia iniziata proprio con “L'ombra del vento” e continuata con “Il gioco dell'Angelo” e “Il prigioniero del cielo”. “Non scriverò mai più di Barcellona, perché dopo essere stato per 16 anni, chiuso nel suo universo gottico e labirintico, mi sento pronto per qualcosa di nuovo”, aveva rivelato qualche tempo fa. Non ce l'ha fatta, la morte gli ha strappato dalle mani la sua ultima pagina, a 55 anni.