Si incontreranno in una villa, appena fuori Cannes, per decidere il Palmares. La giuria di questa edizione numero 76, capeggiata dal regista svedese Ruben Ostlund, dovrà assegnare, tra i vari premi, la Palma d'oro, il Grand Prix e il Premio della giuria oltre che, naturalmente, decidere le migliori interpretazioni maschile e femminile. In un'edizione in cui, come spesso accade, le grandi star sono venute a presentare film fuori concorso da Martin Scorsese, Leonardo Di Caprio, Harrison Ford in giù, la sensazione generale è che la pandemia abbia lasciato il segno nella voglia di ricominciare a vivere. Se tra gli italiani Moretti e Bellocchio godono sicuramente di una stima profonda da parte di un festival che li ha sempre premiati e onorati potrebbe essere Alice Rohrwacher altrettanto apprezzata sulla Croisette a piacere di più alla giuria, con il suo cinema libero, fiabesco e dai ricordi felliniani. Tra gli altri favoriti in una corsa in cui davvero come a Venezia a volte basta anche solo partecipare, potrebbero essere Jonathan Glazer con un film come "The zone of interest" che seppur passato a inizio festival ha decisamente lasciato il segno, il suo è il racconto della quotidianità idilliaca di una famiglia la cui villetta confina con un muro di Auschwitz e, visto che siamo negli anni '40, lo spettatore sa perché si intravede del fumo in lontananza. C'è Wim Wenders che in "Perfect days", racconta la storia di un uomo, un po' angelo caduto, che pulisce i bagni delle stazioni di Tokyo, ma che sembra sempre essere felice. Non c'è felicità in "Monster" di Kore'eda, che racconta la vicenda di un adolescente in crisi e della madre e dell'insegnante che cercano di entrare in quel mondo di turbamenti. Tra le registe donne, oltre alla nostra Alice, sembra in pole position il thriller di Justine Triet "Anatomy of a fall", in cui la morte improvvisa del marito di una scrittrice porterà lei e il figlio undicenne in un vortice di verità e menzogna. Aki Kaurismäki in "Fallen Leaves" racconta di un amore che sembra sempre contrastato da un destino avverso mentre, tra gli altri grandi maestri della Croisette, Ken Loach potrebbe dire la sua con "The old oak" in cui il cinismo dell'amministrazione britannica non esce esattamente bene.