25 anni senza di lui. Tanto è passato da quando una broncopolmonite ha ucciso uno dei più grandi performer dei nostri tempi. Una voce unica. Irripetibile, per alcuni. Freddie Mercury era così: un gigante sul palco, riconosciuto e rimpianto persino da David Bowie, un ragazzo, nella vita, innamorato dei suoi gatti e del tea a colazione. Nato a Zanzibar, è arrivato a Londra in cerca di fortuna, appassionato di abiti, lustrini, travestimenti e, ovviamente, musica. Ucciso dall’HIV contratto quando ancora non si riusciva a convivere con questa malattia, fondatore, voce e anima dei Queen, irriverente e sfrontato da artista, riservato e defilato da uomo. Freddie è stato una star quando essere una star significava non darsi in pasto al pubblico, assicurandosi, così, l’ingresso nella leggenda. Bohemian Rhapsody, The Show Must Go On, Who Wants to Live Forever sono solo alcune delle canzoni che rievocano il suo talento. Ci hanno anche provato biografie e libri, testimonianze per celebrare la sua scomparsa avvenuta a 45 anni di età. Manca, ora, solo un film, che dovrebbe arrivare il prossimo anno, diretto da Bryan Singer.