Angoscia, questa è una forma di angoscia. Guarda che l'angoscia, non è brutta. Angoscia vuol dire angustia, ristrettezza. Noi siamo ristretti, o in casa, io ho la fortuna di avere una moglie, a casa stiamo molto bene. Ho lavorato tanto, nel mio caso non è stata una tragedia, è stato una tragedia sociale perché ogni uomo non é un'isola, diceva Hemingway e aveva ragione lui. Per Gabriele Lavia, la parola della fase due é angoscia. Ma nei pensieri di un grande del teatro c'è il pubblico e spunta un'altra parola: paura. Il teatro non può fare niente contro il virus, l'unica cosa che possiamo sperare é che questo contagio si riesca in qualche luogo a dominare, a controllare. Credo che sarà una cosa molto lunga. Se avremo gli abbonati, se avremo gli spettatori potenziali la gente ha paura. e la paura é un sentimento determinante per le azioni umane. Timori per la ripresa, ma anche un progetto di film per Lavia, basato su un classico del 900 che può ancora darci spunti, un lavoro di Pirandello, sull'incontro tra l'uomo dal fiore imbocca ammalato con poco tempo da vivere e un pacifico sconosciuto incontrato casualmente. L'uomo dal fiore in bocca, comunque, ha una misura eroica in quanto ha un rapporto con l'assoluto c he é la morte. Lui a rapporto con la morte, e lui, invece, l'altro a rapporto solo con la vita che sono fastidi, pacchi, ingombri.