Dall'alto si scorge il lido di Venezia ma anche il Palazzo Ducale. Lo spettacolo, in questo caso, sta davanti a chi osserva la facciata dell' Hotel Ausonia Hungaria. Qui ogni piastrella è un’opera d’arte. Le maioliche policrome, realizzate agli inizi del secolo scorso dal ceramista Luigi Fabris, sono ricche di motivi decorativi e bassorilievi. Una dimensione artistica a dir poco originale. Lo stupore prosegue guardando alla facciata di sud-est, sono più di 3.300 le formelle in vetro di Murano, ideate tra il 2005 e il 2018 dall'artista britannico Joe Tilson, un’ artista che ha esposto le sue opere alla Biennale internazionale di arte contemporanea di Venezia fin dal 1964 ai nostri giorni. Restaurare l’Hungaria Ausonia è una forma di assoluto mecenatismo, cioè di dire io voglio che questa pagina di storia che rappresenta il secolo più straordinario per l’arte nelle sue infinite varianti, sia a disposizione di tutti, sia un padiglione della Biennale di Venezia. Un involucro di bellezza che rende l’Hotel una delle prime attrazione architettoniche. E non è un caso che dall'opera di Fabris che è ancora l’opera di un autore dannunziano, prima delle avanguardie e con la consapevolezza di sintetizzare un mondo perduto, quello che si chiama appunto belle époque, si arrivi a un artista d'avanguardia, che ha giocato con tutte le espressioni più avanzate dell'arte contemporanea, che è che Joe Tilson, che fa l'altra facciata.