La volontà di rinascere c'è tutta, la grinta per farlo, anche. Se una cosa si può dire del mondo del cinema è che la passione di tutti gli addetti ai lavori non sia mai venuta meno, nemmeno in tempi di crisi. Difficile, quasi impossibile, fare i conti un futuro ancora troppo incerto, ma la quantità di soldi fino ad oggi persi a livello mondiale, per il blocco di film in produzione, pellicole in vendita nei mercati internazionali, box office chiusi, insieme alle sale spente, è talmente incalcolabile che più di una strada andrà presa per rialzarsi. In ordine cronologico, è ad oggi il festival di Cannes la kermesse che per prima si è trovata impreparata all'emergenza Covid. Dopo settimane in cui direttore artistico Fremaux ha sperato di srotolare il tappeto rosso, spostandolo da maggio, ai primi di luglio, ora è arrivato un più realistico stop che terrà conto di quanto decideranno Presidente e Governo francese. Qualcosa si farà, dicono da Cannes, in una forma che è al momento tutta da stabilire. È ovvio che dalla Francia, Cannes, al Canada, Festival di Toronto, all'Italia, Mostra del Cinema di Venezia, sarà una forte digitalizzazione l'unica soluzione davvero percorribile, snaturando profondamente l'atmosfera festivaliera. Sarà completamente online, appunto, la prima data ufficializzata da Fremaux, ossia il mercato dei film, confermato dal 22 al 26 giugno. Se poi, al momento, Cannes e Venezia stiano giocando tra loro una partita a scacchi, non è dato saperlo, ma è lecito ipotizzarlo. Da Venezia, il direttore artistico Barbera si dice disponibile a un dialogo con Cannes per una soluzione condivisa, seppure ad oggi, secondo le parole del presidente della biennale, Cicutto, questo dialogo non sia ancora di fatto partito. Ognuno per la propria strada, salvo cambiamenti, e la strada che porta a Venezia tira dritto fino alle date per ora confermate, dal 2 al 12 settembre. Sarà, se ci sarà, un'edizione con mascherine e un numero minore di accreditati, conferenze stampa online e l'auspicio che la mostra possa godere di extraterritorialità, ponendosi come un grande laboratorio di prove per quella che potrebbe essere la fruizione del cinema nell'immediato futuro. La deadline è fissata alla fine di maggio, ma non vogliono farsi trovare impreparati, anzi, per questo si starebbero simulando giornate tipo e valutando soprattutto per la stampa estera, piattaforme sicure attraverso le quali visionare i film presentati in anteprima, ammesso che le mejor siano disponibili a prendersi un rischio tale. Il problema, poi, coinvolge anche sia i film già pronti, che dovranno uscire in sala appena possibile, scaglionandosi tra di loro e dando a tutti la possibilità di avere visibilità e pubblico, che i film la cui produzione è stata bloccata in attesa delle linee guida di un Governo che non sembra ricordarsi del cinema e di tutte le maestranze che ci lavorano. Protocolli di sicurezza sui set al momento non disponibili, con stop senza date e la fiducia, ma è solo una speranza, che da settembre qualcosa possa ripartire. La soluzione è stata, in alcuni casi, la visione digitale e un video di alcune pellicole, ma ce ne sono altre, per cui le major non vogliono rinunciare agli incassi in sala. Al momento, ad esempio, negli Stati Uniti Tenet di Christopher Nolan è confermato il 17 luglio, Wonder Woman 1984, il 14 agosto, ma se le produzioni non partiranno a breve, ci sarà anche un terzo problema: cosa sarà pronto il prossimo anno e, quindi, cosa vedremo a sale riaperte.