Così, la cancelliera Merkel, si è rivolta agli artisti tedeschi lo scorso fine settimana, assicurando sostegno misure concrete. Le emozioni, i pensieri, gli stimoli dell'arte passano anche per le parole, testi nuovi o classici che sappiano incidersi nelle vite di tutti. Gli attori debbono saper pesare ogni parola che pronunciano, sul set o sul palcoscenico. Fa parte del mio mestiere, le parole sono dette anche per cercare di conoscere ciò che non sai. Sto lontano dalla retorica, dall'arte, la bellezza, il sentimento, ma ampli il punto di vista, ampli una conoscenza e non sempre, però, ampliare una conoscenza è una cosa bella, ampliare una conoscenza può essere una cosa dolorosa, ampliare una conoscenza può essere che tu conosci ciò che non vuoi sapere, ciò che in realtà rimuovi. Ecco, il teatro, molto spesso è anche uno specchio, ti mette di fronte a ciò che tu non vuoi sapere, a ciò che tu hai rimosso, ai tuoi difetti, alle domande che non vorresti porti. Per questo il teatro non è sempre consolatorio. Qual è, secondo te, la parola che caratterizza questa seconda fase dell'emergenza virus? La gentilezza che ci si saluta, quando scendi, apri l'ascensore: “Ciao”. Si è molto più gentili l'uno con l'altro. Questo perché siamo fragili, perché siamo più soli, ma spero che la gentilezza, è poca cosa, ma ci può aiutare a prescindere dal Covid-19, a continuare a vivere.