La leggerezza spaventa, cosi come la diversità. Parte da questi pensieri il film di Marco Bonfanti, con Elio Germano, già impegnato su un altro set, Michela Cescon, Silvia D'Amico ed Elena Cotta, per raccontare la storia di un bambino nato senza gravità, ma destinato, suo malgrado, a dover rimanere inchiodato a terra. Sei bellissimo! La sua è una lotta, come quella di ciascuno di noi, per cercare di integrarsi al sociale, quindi di nascondere i nostri lati particolari per assomigliare sempre di più agli altri e in questo modo venire accettati. La leggerezza non è superficialità, non è frivolezza, ma leggerezza può essere una capacità, una grande capacità di affrontare la realtà, di affrontare le piccole violenze quotidiane. Una metafora per parlare anche di come siano sempre i bambini più aperti al cambiamento, alla sorpresa, all'incognita. “L'uomo senza gravità” è uno dei film di preapertura della Festa del cinema di Roma. Guarda cosa hai combinato! Il loro primo incontro è nella prima parte del film, quando sono piccoli e forse lei lo vede proprio come un supereroe, quindi l’accetta con l'incoscienza dell'infanzia. Ci sono molte immagini di un ragazzino che viene invece imprigionato, questi piedi che vengono tenuti giù da delle catene, anche quando è grande. Sì, così, istintivamente uno dice “Sì, certo, che problemi ci sono? Vai!”, però è come Dumbo. Io ho cercato di alleggerirlo al massimo, anche perché mi divertivo e quindi ho cercato di sfruttare tutti i lati più umoristici, più leggeri, più ironici.