Non c'è nulla di casuale, non c'è nulla di casuale, ma questo lo dico soprattutto nel rispetto delle intelligenze del pubblico che ha seguito con tanto affetto e con tanto desiderio la serie. Quando in tanti piangevano all'indomani di quel finale della terza stagione, noi un pochino ghignavamo perché sapevamo già del percorso che sarebbe toccato a questo personaggio. Per cui, lo ripeto sempre, non arriva la morte a pacificare un'esistenza che deve essere scontata in vita. E' una sorta di contrappasso dantesco. “Allora è 'o vero chillo che se dice, l'Immortale nun lo uccide nisciuno”. “Come ti chiami?” “Ciro”. Io sentivo a un certo punto del percorso che avevamo esaurito il racconto intorno all'Immortale. Quando poi è scattata la scintilla del film e dunque di un'interazione tra la televisione e il cinema e di due mondi che potevano comunicare, abbiamo dato nuova aria e nuovo respiro a questo personaggio e credo anche alla quinta stagione che verrà.