“Il primo vero confronto è con la fragilità di noi stessi, del corpo, dell'intera istituzione, soprattutto della fragilità della paura.” Voleva suonare nelle prossime settimane nell'Arena di Verona con regole di sicurezza, ma vincendo la paura. E' stato l'ultimo slancio di Ezio Bosso, compositore, pianista, direttore d'orchestra, uomo coraggioso che conviveva con il dolore e le limitazioni di una grave malattia degenerativa, ma non accettava di fermarsi. Sentitelo alla vigilia di un tour qualche anno fa. “L'affronto con gioia e con la mia filosofia, che arrivo fino a dove arrivo! La paura esiste, ci conviviamo, ma mai avere una paura che ti fermi! La coscienza sì, la paura no!” Abbado, un'ispirazione potente per Bosso. “Un maestro non smette la sua figura di indicare la strada, una volta passato. Quando si raggiunge quello status di maestro, poi è per sempre. Si ricorda il maestro. Se ci pensiamo pubblicamente, si ricorda di più il maestro, che non la persona. La persona si ricorda intimamente.” Ezio Bosso è stato un uomo di cultura. Musica, letture e studi erano il suo bagaglio. In pubblico, davanti alle telecamere o in conversazione privata sapeva toccare i tasti giusti, come sul pianoforte. Un esempio di forza, famoso, circondato da affetto. Si è ritrovato a essere un maestro, ma ciò che voleva davvero comunicare era la musica. “La musica non è solo un linguaggio. La musica è una forma di trascendenza. La trascendenza è ciò che ci porta oltre. A me resta tutto perché tutto resta. Una cosa è certa: la musica di natura resta!”.