Sono nove i titoli candidati alla statuetta più preziosa: miglior film, amore, razzismo, guerra, paura del diverso e famiglia. Sono questi i temi più presenti. Si può dire che in molti di questi film c’è la politica: “Arrival”, di Denis Villeneuve, otto candidature. Astronavi aliene, arrivate sulla Terra con scopi incomprensibili. Capiamo quanto sia importante lo sforzo di capire chi è diverso da noi. “Fences”, in Italia “Barriere”, di Denzel Washington, otto nomination. Stati Uniti, anni ‘50: un padre di famiglia, per tirare su i figli, deve affrontare il razzismo. Hacksaw Ridge, di Mel Gibson, in concorso per sei Oscar: la Seconda guerra mondiale di un medico dell’esercito americano, che salvò molte vite e si rifiutò di sparare. “Hell Or High Water”, di David Mackenzie, regista britannico per un film profondamente americano, candidato a quattro Oscar, western dei giorni nostri, dove una questione di famiglia scatena una lotta violenta e psicologica. “Hidden Figures”, di Theodore Melfi, in italiano “Il diritto di contare”: tre nomination per la vicenda delle tre matematiche afroamericane che si affermano nel progetto aerospaziale della NASA. “La la Land” di Damien Chazelle, il fenomeno della stagione, con quattordici candidature, musical su amore e ambizione di due giovani artisti a Los Angeles. “Lion”, di Garth Davis, sei nomination alla drammatica odissea di un adottato alla ricerca delle sue radici in India. Sei candidature anche per “Manchester by the Sea”, di Kenneth Lonergan. Dopo la morte del padre, un ragazzo deve ritrovare nello zio la sua famiglia, devastata dal lutto. “Moonlight” di Barry Jenkins: gareggia in otto categorie. Un giovane dei quartieri poveri di Miami cerca il suo posto nel mondo. Sullo sfondo, le discriminazioni. Sapremo domenica notte come i 6.600 membri dell’Academy hanno distribuito le statuette.