Il via libera alla riapertura in sicurezza dei teatri un mese fa, mentre vediamo le immagini di alcuni spettacoli andati in scena al Piccolo di Milano, allo Stabile di Torino, al Teatro di Roma, è tempo di un primo bilancio e di una previsione. "Vedo una prospettiva in leggero miglioramento ma prima di poter parlare di un ritorno alla normalità, secondo me, dovrà passare ancora tutto il 2022". L'AGIS che riunisce associazioni di categoria stima che abbia riaperto meno della metà dei teatri italiani. Sostanzialmente sono quelli che ricevono i soldi pubblici del Fondo Unico dello Spettacolo. Una forte limitazione agli incassi è la capienza limitata imposta dalle norme anti-Covid. "Occorre fare una distinzione ossia i soggetti più finanziati dal Fondo Unico dello Spettacolo e dalle Amministrazioni Pubbliche, città e Regioni, riescono comunque per un po' di mesi a compensare questo disequilibrio tra costi e ricavi, invece il teatro più vincolato ad una dimensione di mercato, che fintanto che non si ristabilisce questo equilibrio, non potrà strutturalmente ripartire". Cosa succede nei teatri privati che dipendono dal botteghino? "C'è qualche esempio di teatro che fa spettacoli comunque a carattere abbastanza vocale che sta tentando di riaprire già in questo scorcio di fine stagione. Considerando che, diciamo, il 95% degli altri privati invece non sta riaprendo. Quello che ci serve fortissimamente è poter guardare al prossimo triennio con una capacità di programmazione, quindi un sostegno di strumenti fiscali per poter abbattere un po' di costi e far fronte alla diminuzione inevitabile che ci sarà negli incassi".