Uno spettacolo teatrale intenso, fuori dagli schemi, che racconta un mondo pieno di umanità. “Tutti non ci sono” è il titolo dell'opera di Dario D'Ambrosi che 40 anni fa debuttava a New York e oggi al Teatro patologico, spazio fondato e diretto dallo stesso D'Ambrosi che da decenni porta avanti un duro lavoro di teatroterapia per persone diversamente abili, torna in scena per celebrare i 40 anni dall'introduzione della legge Basaglia. “Se noi pensiamo che in molti Paesi, tipo l'Iran, la Bulgaria e la Turchia, questi ragazzi che frequentano il nostro corso universitario vengono tenuti nei letti di contenzione con le camicie di forza. Noi qui in Italia, a Roma, al Teatro Patologico, gli offriamo un titolo di laurea come operatore teatrale! E' una vera e propria rivoluzione! “Sa che avevo un amico dentro, lì all'ospedale, che sentiva sette vocine.” Un monologo appassionato che stregò anche l'artista newyorkese Andy Warhol, che lo vide per ben 3 volte e racconta di un paziente appena dimesso da un ospedale psichiatrico che vaga nel caso della metropoli. Lo smarrimento dell'uomo prende vita all'interno del teatro. L'esterno, la società, diventa il pubblico in sala. Una continua interazione con lo spettatore, costretto ad abbattere i muri che solitamente separano dai malati di mente, dimostrando quanto sia labile il confine tra pazzia e normalità. Il Teatro Patologico è una realtà riconosciuta e apprezzata a livello internazionale che ha introdotto il primo corso universitario al mondo di teatro integrato dell'emozione, rivolto a persone con disabilità fisica e psichica, in collaborazione con l'Università di Roma Tor Vergata. La Lupa capitolina consegnata in Campidoglio e il premio ricevuto dalla Fondazione Kennedy sono solo alcuni dei riconoscimenti ricevuti dal Teatro Patologico, ma il vero premio è la consapevolezza di fare qualcosa di unico e profondamente umano, un messaggio di solidarietà oggi più attuale che mai.