Il flashback ci porta a una mattinata nel novembre del 1981 al mondiale mancano 7 mesi, il centravanti di quel che resta della Juve, è Paolo Rossi. Figlio di Vittorio, grande amante del calcio nato nel '56 a Prato, fatto giocare nella Virtus locale. "Se avesse avuto delle altre ginocchia" pensava papà, invece è diventato un calciatore, ma la Juve, quando lo aveva periziato lo aveva trovato inadatto perché quelle ginocchia non garantivano niente. Bearzot lo ha avvicinato, come tutti i giocatori che nella vita hanno soprattutto difeso calcisticamente perché Bearzot era uno di quelli che difendevano, sa che la velocità non si insegna, è stregato calcisticamente dalla pazzesca facilità di Rossi di essere intuitivo e contro intuitivo, di mentalmente anticipare quello che succederà. Calcisticamente lo adora. Ma lo ha perso? No, forse no. Lo guarda, l'ho visto, si è intristito a guardarlo, la velocità di testa c'è, ma non c'è il corpo. Gli guarda i fianchi. Li trova quelli di una matrona, glielo dice, ci sei? perché se ci sei tu sei il mio centravanti al mondiale Io mister? Centravanti al mondiale? Si, tu.