È un pò strano quando mi chiamano Mister, ho chiesto a tutti quanti di chiamarmi Daniele, calciatori compresi insomma, ce la stanno facendo, qualcuno forse i più giovani, più vecchi vanno in difficoltà perchè sono abituati come ero abituato abito io a chiamare tutti Mister, ma ho vissuto al Boca quei sette mesi e il Mister aveva 60 anni, su per giù, e lo chiamavamo Gustavo e penso che ci sono tanti modi per portare rispetto alle persone e per non portare rispetto alla persona. Il "tu" o il "voi", "lei" o insomma non sono la componente più importante, ci sono tanti modi per mancare di rispetto alla persona e loro sono meravigliosi con me anche se mi chiamano Daniele. Si, lo dicono un pò tutti, poi a me spaventa un pò questa cosa perché comunque poi ti confronterai quello che a volte è ingiusto, a volte è crudele che è il risultato perché ho visto tantissimi allenatori lavorare benissimo, avere delle idee fantastiche, anche nella mia esperienza con la mia squadra e poi ottenere poco, uno su tutti Luis Enrique, in quel contesto poi dopo si è tolto le tue soddisfazioni, e tanti altri allenatori non fare niente di che e magari ottenere tantissimi risultati sul campo. Quindi è quello che spaventa di più qualsiasi allenatore. Il risultato a volte è crudele però insomma se ho scelto di fare questo lavoro l'ho scelto anche per questo, sapendo questo. Si, ho imparato da tutti, ho provato a imparare da tutti e vedrò se poi sarò capace di trasmettere queste cose positive che ho visto in loro ai giocatori, perché poi non basta imparare perché di teorici ce ne sono tantissimi ma io in questo caso faccio un lavoro abbastanza pratico, anche se poi la pratica vera la fanno i giocatori sul campo. Poi io devo essere bravo, innanzitutto vediamo se ho capito le cose giuste da trasmettere, se poi le trasmetterò significa che sono stato bravo a fare, insomma, un buon minestrone di quello che ho avuto, di quello che ho recepito in questi vent'anni.























