Si sa, lui è così, Nicola è Nicola. È una frase di Adriano Panatta, forse quella che meglio lo racconta perché Nicola è incarnazione della leggerezza come stile di vita, eterno bambino innamorato delle cose belle, del tennis e di se stesso. E fa anche bene perché nessuno è ironico, polemico, ribelle, romantico, chiacchierone, come lui. Spirito libero sempre padrone del suo tempo, Pietrangeli non rinuncia mai a una cena, a una festa, a una donna per poter giocare meglio una partita di tennis. E se lo può permettere perché ha un gran fisico e un gran rovescio. Per cui, tra le altre cose, vince due Roland Garros, tre Montecarlo, due Foro Italico. Unico italiano, con Gianni Clerici, inserito nella Hall of Fame del tennis. Ken Roswell una volta di lui ha detto: se ai nostri tempi ci avessero confinato in un'isola deserta per sei mesi, senza campi da tennis e poi ci avessero fatto giocare un torneo, Nicola ci avrebbe battuti tutti quanti. Innamorato del calcio quanto del tennis, primatista mondiale di match giocati in Davis, capitano della prima storica nostra insalatiera nel '76, lottando come un leone contro chi voleva boicottarla quella trasferta in Cile. Nicola diceva sempre: quel giorno voglio che il mio funerale sia organizzato sul campo Nicola Pietrangeli, ma mica per altro, perché là vicino si trova sempre parcheggio facilmente. Questo ci ha insegnato Nicola: a prenderla con leggerezza, comunque vada, perché si sa, Nicola è Nicola.























