Chernobyl: alla scoperta della serie tv

02 giu 2019
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Chernobyl era un impianto di energia nucleare in Unione Sovietica. Il 26 Aprile 1986 un test di sicurezza è fallito terribilmente e il reattore nucleare è esploso. “Sono lieto di riferire che la situazione Chernobyl è stabile. Quanto alle radiazioni, pare siano l'equivalente di una radiografia al torace”. Mi ha sorpreso scoprire quanto poco sapessi della gravità di quel che è accaduto. Chernobyl è stato un incidente nucleare senza precedenti. Hanno dovuto trovare un modo di impedire al fluido nucleare di contaminare l'acqua e avvelenare tutta l'Europa. Qui parliamo di un evento che non si era mai verificato prima sul nostro pianeta. Non c'era modo di risolvere il problema; era complicato, si dovevano ridurre il più possibile i danni. Si vede questo cataclisma estendersi in tutte le direzioni. 750 mila persone aiutarono a ripulire il tutto. Gente che lavorava all'impianto, altri mandati a Chernobyl a pulire questa area contaminata, un'area alla quale non si può cedere nemmeno oggi. Le loro storie sono incredibili. “Chernobyl sta bruciando”. “Chernobyl non aveva niente di sano”. Una delle scelte che abbiamo dovuto fare è come affrontare il fatto che il nostro protagonista alla fine si suicidi. Abbiamo pensato che avrebbe dovuto essere il punto di partenza. Se scopre subito quale sia stato il costo degli eventi e il suicidio segnala anche il fatto che la storia non parla di questo. La storia di Chernobyl è già abbastanza scioccante, e non c'era bisogno di creare tensione fino a un colpo di scena nell'ultimo episodio. Volevamo che si sapesse subito che quell'uomo sarebbe morto e che il reattore sarebbe esploso. La parte interessante non è quella: la parte interessante sono il perché e il cosa fare dopo. Il primo episodio copre le 5 - 6 ore successive all'incidente. Passiamo la notte con i pompieri e quella gigantesca bestia con la quale lottano, colpiti dalle radiazioni e dal fuoco, fino a morire davanti all'impianto. La serie mostra cosa sia la contaminazione, perché non si vede e non si sente. È una minaccia esistenziale. Le ricerche che ho fatto per questa produzione sono state orribili. Forse la morte più raccapricciante che si possa fare è a causa dell'avvelenamento acuto da radiazioni: il corpo si scioglie dall'interno e dall'esterno. Da una parte c'è l'incendio e dall'altra c'è uno Stato che rifiuta l'accaduto e sopprime completamente la verità. Il primo istinto è stato quello più sovietico: tacere. “Staccate le linee telefoniche, conteniamo la disinformazione”. Quel personaggio rappresenta la filosofia di quella notte, una filosofia che va indietro fino alla Rivoluzione russa. Volevo che ci fosse qualcuno a rappresentare quella fiducia sincera, in un'utopia che non esisteva, e non si sarebbe mai realizzata, ma ci si aggrappa ugualmente. Nei momenti di panico le persone si affidano alle loro illusioni. In quei momenti si vede il trionfo dell'illusione. Si possono contenere le informazioni, ma non gli isotopi. La verità non poteva più essere nascosta. È stata una produzione enorme. È tutto grande a Chernobyl: i set, le location, la grandezza del nostro team. È grande. È facile immaginare che sia una serie su un disastro, ma non lo è. È una storia sulle persone. Parla di un eroismo assoluto. Lo Stato sovietico ne è al centro. Tutti avevano paura del sistema. Controllo. Bugie. Bugie. Bugie. “Lei crede di poter trovare la verità, ma non c'è una verità”.

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