Il 4 giugno prossimo la Corte d'Assise di Napoli potrebbe decidere sul caso di Adalgisa Gamba, 42 anni, la donna che il 2 Gennaio 2022 soffocò suo figlio di due anni e mezzo e poi fu trovata sotto shock in acqua, a 30 metri dalla riva di Torre del Greco. L'accusa è di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. L'esito di una nuova perizia psichiatrica collegiale ordinata dai giudici afferma però che la donna non era in grado di intendere e di volere per la presenza di una psicosi reattiva breve che avrebbe portato anche al suicidio se non lo avessero impedito circostanze esterne. Ad Algisa Gamba fu trovata da alcuni giovani e dal marito che non è d'accordo con la ricostruzione offerta dalla perizia. "È stato un atto volontario per tutto quello che c'è dietro, innanzitutto per l'odio che lei ha montato verso il bambino che era un figlio che lei non voleva, lei non ha avuto il coraggio di dire il bambino non lo voglio, voglio abortire." "La condizione psicopatologica cui la persona era affetta non è di quelle infermità tali capaci di compromettere la capacità d'intendere e di volere." Secondo i periti nominati dal tribunale la donna con un'infanzia difficile alle spalle e costellata di abbandoni e malattie in particolare una grave patologia mentale della madre avrebbe iniziato a soffrire di una psicosi già durante la seconda gravidanza pensando di star sfidando la sorte, un timore irrefrenabile sfociato nell'ansia e nell'angoscia di avere un bambino autistico, sofferenza rimarcata anche dal legale e dalla consulente di parte che ha seguito anche il caso di Alessia Pifferi. "Beh sicuramente è un caso molto diverso, una donna che sta male che avrebbe dovuto stare in un ambito clinico a farsi curare. Invece di puntare il dito sul mostro pensare a che cosa non abbiamo fatto per aiutare quel bambino e quella mamma." "Ci sono stati sette psichiatri non nominati da noi che hanno detto chiaramente che la signora è incapace d'intendere e di volere e che non ha pericolosità sociale.".