Il contrasto è stridente, gli invasi nel centro della Sicilia tra Enna, Caltanissetta e Palermo sono ormai prosciugati, invece nel trapanese c'è una diga talmente piena d'acqua che è necessario gettarne buona parte in mare. Dei 18 milioni di metri cubi che potrebbe contenere la diga Trinità soltanto poco più di due possono essere utilizzati per l'uso irriguo per il quale è stata costruita negli anni 50, il resto si spreca. "La diga ha un problema decennale di sicurezza, più volte denunciato e mai di fatto affrontato è risolto, realizzata alla fine degli anni 50 non è mai stata sottoposta a collaudo e adesso, 65 anni dopo, è difficile risalire alle responsabilità". "E quest'acqua viene buttata a mare e non può essere data agli agricoltori perché non ci sono i collaudi". Da qui il deputato dei verdi, Angelo Bonelli, ha iniziato il suo viaggio tra gli scandali dell'Italia senza acqua o con troppa acqua, ribattezzato Watergate e sulla questione dighe e invasi di Sicilia si appresta a presentare una interrogazione parlamentare, dal 2021 fanno sapere dal dipartimento acqua e rifiuti della regione Sicilia, l'ente dighe è tenuto a rispettare una disposizione del ministero dei trasporti e delle infrastrutture che impone di tenere l'acqua al di sotto di una soglia di sicurezza. "Questo ormai rappresenta l'emblema dell'inefficienza della macchina burocratica e in questo momento di grave siccità causa questi gravissimi danni economici a tutto il territorio". Invano gli agricoltori hanno chiesto di aumentare la portata della diga, la cui acqua è preziosa per le campagne di Castelvetrano, Mazara del Vallo e Campobello di Mazara. "Ci sono parecchi vigneti qua che stanno morendo, ci sono molti viticultori che stanno abbandonando i propri terreni che si trovano qui nelle vicinanze". La regione replica che studi di rivalutazione sismico-idraulica sono in fase di elaborazione e saranno sottoposti al ministero per l'approvazione, poi saranno elaborate soluzioni progettuali per arrivare al collaudo definitivo della diga, piani che al momento però restano cassetti. Quella che invece dovrebbe essere imminente è l'apertura dei cantieri per il rifacimento della disastrata rete idrica di Agrigento che perde metà dell'acqua dalle tubature vetuste. I lavori inizieranno presto, come assicurano i vertici di AICA. "La città di Agrigento che è comune capoluogo ed è capitale della cultura, ha ricevuto un finanziamento di 38 milioni di euro, nel mese di ottobre avremo già i cantieri aperti, avere una rete idrica nuova, moderna e funzionale costituisce praticamente un aumento del quantitativo idrico, perché di fatto ci dà un 58% in più di acqua che è quella che attualmente si perde per la fatiscenza delle reti. Considerate che la rete idrica di Agrigento è una rete che risale agli anni 90".