La guardia medica non può negare la visita a domicilio ai pazienti che riferiscono sintomi gravi. Il diritto alla salute al centro di una sentenza della Corte di Cassazione, che conferma la condanna di una dottoressa del servizio di continuità assistenziale dell’Azienda Sanitaria di Bologna. I fatti risalgono al 2016. La telefonata alla guardia medica dell’AUSL di Bologna. La voce allarmata di una donna è registrata dal sistema in automatico, chiede l'intervento di un dottore, suo marito sta male, è pallido, sudatissimo, ha un forte bruciore allo sterno che arriva alle braccia e alle dita delle mani. Il medico di turno che risponde alla chiamata rifiuta di eseguire la visita domiciliare richiesta, la sua diagnosi è gastroenterite e si limita a fornire al telefono qualche consiglio sull’alimentazione. La situazione in realtà è molto più grave. Non si tratta di gastroenterite ma di infarto. E l’uomo muore. Il medico, una dottoressa, viene condannata dal Tribunale di Bologna a 4 mesi di reclusione e altrettanti di interdizione dalla professione per omissione in atti d’ufficio, assolta invece dall’accusa di omicidio colposo. I giudici della Cassazione confermano la condanna e precisano nella sentenza che il medico di turno, pubblico ufficiale, a fronte di una richiesta che presenti inequivoci connotati di gravità e di allarme è tenuto a eseguire l’intervento domiciliare urgente per accertarsi delle effettive condizioni di salute del paziente. Luigi Bagnoli è presidente dell'Ordine dei Medici di Bologna. "La sentenza non va a modificare il modello di lavoro che è attualmente in essere. Cioè, prima un colloquio con l'operatore telefonico, che in alcuni posti non è nemmeno un medico, quindi c'è uno screening. Nello specifico, ho seri dubbi che il medico dovesse andare a vedere direttamente il paziente. Il medico avrebbe probabilmente dovuto avvertire il 118, chiamare il 118 e inviare il 118 per non perdere tempo". "Ecco, dottore, c'è un problema di visite mediche? Cioè, se ne fanno meno a casa?" "In un periodo, magari, di influenze, sì, perché è difficile adeguare il servizio a quelle che possono essere le fluttuazioni, in condizioni normali direi di no".