In tribunale a Bologna dopo due notti in carcere. Giampiero Gualandi risponde alle domande del GIP, l'interrogatorio di convalida del fermo dura un'ora e mezzo. L'ex comandante della polizia municipale non cambia la sua prima versione. "Il colpo è partito dalla sua pistola. La morte è stata causata dalla pistola del dottor Gualandi ma non c'è stata nessuna intenzionalità. La pistola era lì perché lui doveva pulirla". Sposato, due figli, Gualandi 63 anni, giovedì pomeriggio nel suo ufficio spara e uccide l'ex collega Sofia Stefani, 30 anni più giovane, con cui aveva una relazione. Da mesi lui voleva interrompere il rapporto, racconta il suo avvocato, lo proverebbero le chat. Durante l'ultimo incontro, è la sua ricostruzione, c'è stato un litigio, il colpo al volto della donna sarebbe partito accidentalmente durante una colluttazione. "La povera signora Stefani, non aveva accettato la fine della relazione e ne è nata una discussione in quel contesto. La sua visita è stata del tutto inaspettata, non programmata. E dal momento in cui lei è entrata, al momento in cui il dottor Gualandi ha chiamato il 112 perché era partito il colpo, sono passati quattro minuti". Un femminicidio, invece secondo la procura, che contesta all'ex comandante anche l'aggravante dei futili motivi. La famiglia di Sofia Stefani chiede di conoscere la verità e si aspetta giustizia. Intanto davanti al comando della polizia locale di Anzola, le persone continuano a portare fiori e a lasciare messaggi come questo: non si può smettere di sognare così presto e in questo modo.