Il braccialetto elettronico viene utilizzato per controllare a distanza la posizione di persone sottoposte agli arresti domiciliari o ad altra misura cautelare; viene anche applicato per prevenire i reati come lo stalking e la violenza di genere. Quando c'è un avvicinamento alla vittima che supera il limite previsto dalla legge, in genere 200 metri, il dispositivo suona e allerta le forze dell'ordine. Ma se lo strumento spesso si tratta di una cavigliera dotata di GPS non dovesse funzionare? Quello che manca oggi è un modo per tracciare le eventuali problematiche di questo strumento. "Si chiama un'analisi retrospettiva, la traduzione italiana è analisi retrospettiva nei casi di femminicidio che è un'analisi che viene fatta al singolo caso ex post, guardando qualsiasi cosa non ha funzionato, alla ricerca di quello che poteva essere fatto diversamente per evitare l'epilogo letale". Si parla di un dispositivo tecnologico dotato di GPS. Cosa succede se la persona offesa o il braccialetto stesso si trovano in una zona non coperta da segnale? "Mentre quando un imputato o un indagato nel caso di misura cautelare è ai domiciliari, è facile perché controlla il perimetro della casa. Riguarda lo spazio. Mentre per la persona offesa diventa dinamico perché devi farlo sulla persona offesa e non è sempre lo stesso posto perché le persone girano liberamente e se si avvicinano a lei, non ad un territorio, scatta l'allarme". La procedura per applicarlo può avere tempi diversi: "Grandissime disomogeneità, dipende tantissimo dai territori, va dalle due settimane, una settimana anche nell'immediatezza quando è disponibile oppure anche la mia esperienza anche un mese, un mese e mezzo".