L'omicidio di Giulio Regeni fa parte di uno dei tanti, innumerevoli casi in cui un Paese straniero beffa l'Italia, in una sorta di gioco dell'oca giudiziario. Regeni, friulano, 28 anni, dottorando all'Università di Cambridge, scompare il 25 gennaio 2016 al Cairo, in Egitto, e viene trovato senza vita il 3 febbraio lungo una strada periferica della città. Sul corpo evidenti segni di tortura. Si scoprirà che Giulio è stato prelevato da sconosciuti nei pressi della metropolitana Dokki. Si trovava al Cairo per una tesi sui sindacati. L'Egitto fornirà una serie di spiegazioni inattendibili, a tratti assurde: dall'incidente stradale alla rapina fino all'uccisione da parte di una banda criminale. Intanto mentre la salma torna in Italia e nel paese natale di Regeni, Fiumicello, si svolgono i funerali, la diplomazia si mette in moto. I Magistrati di Roma vanno al Cairo e riportano con sè alcuni documenti di Giulio. Sembrerà l'inizio di una leale collaborazione fra i due Paesi, partner imprescindibili dichiarerà l'allora Ministro degli Esteri Alfano. Ma una lettera dell'ex Capo della Procura capitolina Giuseppe Pignatone racconterà degli ostacoli e delle complicazioni nel lavoro della Procura egiziana. Dopo una serie di indagini, per quanto hanno potuto, i Magistrati di Roma chiedono il rinvio a giudizio per quattro 007 egiziani, per un quinto l'archiviazione. Siamo a gennaio del 2021: inizia il processo, ma durerà pochissimo. Il 14 ottobre la Terza Corte d'Assise rinvia gli atti al GUP perché mi manca la prova che gli imputati siano certamente a conoscenza del procedimento nei loro confronti, ovvero di essere sotto processo per sequestro di persona pluriaggravato, lesioni personali, omicidio. Gli aguzzini di Regeni non si trovano, nè il Cairo li ha mai consegnati. In questi anni i genitori di Giulio Regeni hanno sempre fatto sentire la loro voce. A dicembre del 2020 annunciarono addirittura di voler fare una denuncia contro lo Stato italiano per la violazione della legge che vieta l'esportazione di armi verso Paesi che infrangono le norme sui diritti umani.