Accanto ai familiari c'è tutta la comunità, l'affetto e il cordoglio. Nella chiesa di Vicarello di Collesalvetti a Livorno l'addio a Luigi Coclite uno dei 5 operai morti nel crollo del cantiere Esselunga a Firenze. "Ci ha emozionato tutti, si sta vedendo la presenza. Lavoratore al massimo, andava via la mattina buio e tornava la sera buio." Una moglie e due figli, originario dell'Abruzzo, Luigi Coclite 60 anni lavorava con le betoniere, portava il cemento nei cantieri. "Uno quando arriva a 60 anni dovrebbe essere in pensione penso, no aspettare i 65, 66, 67 anni, è veramente triste. E' una vergogna dare in appalto o subappalto e poi chi paga sono i più piccoli." Lo sgomento dei suoi colleghi. "Siamo amareggiati, siamo..." Una disgrazia difficile da comprendere e accettare, le parole di Don Antonio, parroco di Vicarello. "Uno che parte poi per guadagnarsi una giornata, portare il pane a casa e non ritorna più, non credo sia normale." A concelebrare la funzione funebre è Don Roberto, 25 anni fa aveva unito in matrimonio Luigi Coclite e la moglie Simona. Non dirò una parola sulla tragedia accaduta, dice nell'omelia ma se è vero che in Italia muoiono ogni anno circa 1.000 persone sul lavoro, questa è una strage. "Forse in qualche caso qualcuno dovrebbe prendersi la responsabilità, il coraggio costruttivo di chiamarli omicidi sul lavoro." La settimana prossima il funerale degli altri quattro operai morti nel crollo del cantiere, arrivati in Italia da Marocco e Tunisia, una funzione unica con rito islamico poi il rimpatrio delle salme. Intanto va avanti l'inchiesta per omicidio aggravato della Procura di Firenze sulla catena di appalti ancora senza indagati, da accertare la dinamica dell'incidente e le responsabilità, varie le ipotesi, il cedimento delle mensole di appoggio della trave, un errore di progettazione o di manovra durante le lavorazioni. Le analisi stabiliranno la qualità dei materiali.