Il giorno del dolore per Alessandro, 13 anni, strappato alla vita da un volo di 15 metri dalla finestra della sua cameretta, al suono dei singhiozzi dei suoi coetanei che si fanno più forti quando termina la musica che accompagna l'ultimo saluto: "Finché non mi seppelliscono" di Blanco. Visi appena usciti dall'infanzia, 12-13-15 anni, occhi pieni di lacrime per una morte che non si accetta. A Gragnano, chiusa per lutto, c'è tantissima gente nel chiostro di Sant'Agostino. E fuori, nella strada adiacente. Per questo ragazzino amato e curato dalla sua famiglia, morto tragicamente dopo minacce ed incitazioni a suicidarsi in chat. L'omelia dell'arcivescovo di Sorrento e Castellammare, Francesco Alfano, cita il Vangelo delle beatitudini e dice: Guai a voi che ora ridete calpestando i fratelli e guai a voi perché poi piangerete. Ma non è una minaccia di un Dio che vuole distruggere; è la realtà. Se alimentiamo sentimenti negativi che ci mettono l'uno contro l'altro. Nel gruppo dei sei giovanissimi, indagati per istigazione al suicidio, tra i quali due ragazzine, sono quasi tutti imparentati tra loro, solo due di essi sono maggiorenni. L'ombra del cyberbullismo è sempre più concreta: due dei giovani di quel gruppo sono stati accusati, già in passato, di aver picchiato un ragazzino più piccolo. I motivi degli attacchi potrebbero essere riconducibili alla sfera strettamente personale di Alessandro che ad un certo punto potrebbe non avercela fatta più a reggere il peso di una situazione che riteneva troppo grande. Una serie di messaggi alla fidanzatina che, alla luce dei fatti, vengono interpretati come un drammatico addio, rendono l'ipotesi della procura di Torre Annunziata e della procura dei minori, sempre più concreta. Gli indagati saranno interrogati nei prossimi giorni. Intanto, continuano approfondite indagini sulle chat e sul contesto che avrebbe portato a quella escalation.























