Dopo 72 ore di fuoco, finalmente la Sicilia torna a respirare. Quasi tutti i focolai sono stati domati e resta acceso solo qualche piccolo incendio che, però, è circoscritto e controllato dai Vigili del fuoco e dagli uomini della Protezione civile. Le temperature sono scese di diversi gradi rispetto ai giorni scorsi in cui il termometro ha superato, soprattutto nelle zone interne della regione, anche i 40 gradi. Dopo i roghi, arriva il tempo della conta dei danni. Centinaia di ettari di macchia mediterranea sono andati a fuoco nella zona di Messina. Nebrodi bruciati, alberi secolari ridotti in cenere, aree boschive che non esistono più e che torneranno ad essere verdi soltanto tra molti anni. Paura passata anche nel trapanese, in particolare a San Vito Lo Capo, dove oltre 700 ospiti del villaggio Calampiso sono stati fatti evacuare due giorni fa via mare. Il fuoco, infatti, è arrivato a ridosso delle villette ed era impossibile lasciare il villaggio via terra. I roghi che hanno devastato la Sicilia sono stati quasi tutti appiccati da piromani, è il sospetto degli investigatori. Le Procure di Palermo, Messina ed Enna hanno aperto tre diverse inchieste, al momento contro ignoti. Stanno raccogliendo tutto il materiale possibile per cercare di risalire agli autori degli incendi. Immancabili, arrivano anche le polemiche sui mancati interventi di bonifica delle aree boschive durante il periodo invernale, interventi che, se effettuati, ridurrebbero di molto il rischio fiamme. Nessuno, però, interviene e ogni estate riparte la polemica sulle responsabilità e sulla lentezza della burocrazia. Mentre le Istituzioni si rimpallano le colpe, ogni estate la macchia mediterranea brucia.