Il fascicolo è già sul tavolo del Presidente del Tribunale di Milano e in qualche modo anche il destino dei 10.700 operai, occupati direttamente nelle acciaierie ex Ilva e anche dei lavoratori dell'indotto. Presto spetterà, infatti, ai giudici di una delle due sezioni specializzate in materia di imprese del tribunale milanese, sciogliere il nodo sul caso dell'ex Ilva di Taranto. In queste ore i legali di Arcelor Mittal hanno depositato, proprio presso la cancelleria del Palazzo di giustizia, l'atto con cui la multinazionale, che ha sede legale a Milano, chiede di recedere dal contratto di affitto preliminare all'acquisto dell'ex Ilva, atto che nei giorni scorsi era stato notificato alla controparte e da anni ormai in Amministrazione straordinaria. In via principale Arcelor Mittal chiede al Tribunale di Milano di accertare e dichiarare l'efficacia del diritto di recesso dal contratto di affitto, con obbligo di acquisto dei rami di azienda. Ma non solo; in subordine chiede anche di accertare e dichiarare che il contratto sia risolto per sopravvenuta impossibilità, perché è venuto meno un presupposto essenziale e perché, sempre stando all'atto di citazione, le società ricorrenti non hanno alcun interesse apprezzabile parziale all'adempimento del contratto. Tutti i punti contestati dagli amministratori straordinari dell'ex Ilva, i cui avvocati sono pronti a depositare, sempre al Tribunale di Milano, un ricorso cautelare e urgente al fine di fermare, per vie legali, il recesso dal contratto da parte della multinazionale dell'acciaio, in quanto mancherebbero le condizioni giuridiche, a cominciare da quello scudo penale che, sostengono, non può essere considerato una condizione che consente il recesso.