Banalizziamo troppo se ci limitiamo a definirla il papà del microprocessore e del touch screen? No, certamente questa è una parte di quello che ho fatto, però, va ricordata la tecnologia fondamentale Silicon Gate, cioè il MOS che veramente ha cambiato il modo di fare i circuiti integrati, che ho fatto nel 1968 alla Fairchild Semiconductor che è stata la mamma, peraltro, dei circuiti integrati. Molti lo hanno definito lo Steve Jobs italiano e a leggere “Silicio” la sua autobiografia, in effetti c'è da rimanere impressionati e anche, se vogliamo, sorpresi. La sua quarta vita, Federico Faggin, la dedica, infatti, allo studio della coscienza, arrivando a una conclusione sgradita a molti scienziati: il computer, alla cui evoluzione Faggin ha molto contribuito, non potrà mai essere consapevole. Noi al contrario del computer abbiamo luce dentro, è la luce della coscienza. La macchina ha buio, non c'è nulla dietro è un meccanismo. Traduce semplicemente i simboli in altri simboli. Ma i simboli sono senza significato. Siamo noi, in realtà è la nostra coscienza a dare significato simbolico. Le macchine non saranno mai intelligenti, ma ci aiuteranno a vivere meglio, sicuramente, dove possono ancora arrivare, secondo lei? Le macchine diventeranno sempre più potenti come macchine e di fatto siamo noi che dobbiamo gestire le macchine. Se noi pensiamo di essere macchine meno potenti delle nostre macchine, diventeremo schiavi delle macchine. La tecnologia al nostro servizio. Noi non siamo a servizio della tecnologia. E quando io vedo dei ragazzi o delle ragazze che sono quasi ipnotizzati dal loro iPhone, mi preoccupo perché diventa una specie di dialogo con la macchina che non fa altro che rinforzare l'idea che noi siamo macchine.