In Sicilia l'ultimo dei 4 mila focolai, legati nella maggior parte dei casi alla variante Omicron, ha colpito il reparto di terapia intensiva dell'ospedale Vittorio Emanuele di Gela. Tre medici su cinque, compreso il primario, due infermieri, un operatore socio sanitario sono risultati positivi. I pazienti sono stati trasferiti, il reparto momentaneamente chiuso. E in una città di 70 mila abitanti, che si ritrova a fare a meno di un reparto cruciale come la terapia intensiva, la preoccupazione si mescola alla rabbia. "Questa chiusura cosa comporta adesso? Ricoveri urgenti a Caltanissetta?" "Certo, disagi. In terapia intensiva non ci sono soltanto i malati di Covid, ci sono anche altri malati. Qua c'è sempre una organizzazione che va male ma da molto tempo, da molti anni. Ci sono gli specialisti bravi a Gela, non è che non abbiamo gli specialisti, ma anche l'ospedale, è che non c'è l'organizzazione giusta, questo è il problema". "È vergognoso che le nostre forze politiche non fanno nulla, ma tanti altri reparti sono stati chiusi. È assurdo" "Quindi dove andate quando avete bisogno di cure specialistiche?" "Catania, Palermo, dobbiamo recarci a pagamento". Intanto i sette pazienti che erano ricoverati nella terapia intensiva del Vittorio Emanuele sono stati portati da Gela, sulla costa sud della Sicilia, a Caltanissetta, a 70 km di distanza, nell'interno dell'isola. E sono stati ricoverati all'ospedale Sant'Elia. Entrambe le città sono in zona arancione, come un terzo dei comuni siciliani. Ma i parametri che determinano il cambio di colore nell'isola sono già stati tutti superati e da lunedì l'intera Sicilia sarà arancione.























