Carcere a vita così come chiesto dalla pubblica accusa, nessuna attenuante evidentemente neanche per quel disturbo di personalità di tipo narcisistico antisociale che era stato descritto dai 3 periti incaricati dal giudice per le indagini preliminari. La Corte d'Assise di Bolzano ha condannato all'ergastolo Benno Neumair, il 31enne reo confesso che il 4 gennaio 2021 strangolò con un cordino da arrampicata prima il padre Peter e poi 38 minuti più tardi la madre Laura. Il giovane caricò poi i corpi in macchina e li gettò nel fiume Adige dal quale riemersero mesi dopo. A mettere sulle tracce del 31enne gli investigatori mentre lui tentava di depistare le indagini gettando i cellulari dei genitori nel fiume, pulendo l'appartamento con l'acqua ossigenata e tentando di portare la macchina all'autolavaggio, dove però venne fermato dai Carabinieri, fu la sorella Madè che da subito sospettò di lui. Secondo la confessione fornita dallo stesso imputato 5 giorni dopo il ritrovamento del cadavere della madre, fu proprio una discussione con il padre Peter che gli avrebbe rimproverato di non contribuire adeguatamente alle spese per l'affitto, a degenerare nel primo dei due omicidi in cui però, stando alla perizia, Benno avrebbe avuto una ridotta capacità di volere. Nel secondo omicidio, quello della madre, il giovane sarebbe stato invece, sempre secondo la perizia, capace di intendere e di volere, tanto che l'accusa parlando di un delitto commesso con piena coscienza e volontà aveva in questo caso contestato anche la premeditazione. Questa non è una vittoria e non è un traguardo, è la fine di un capitolo che è stato molto doloroso, non sto pensando a lui in questo momento ma alla mamma e al papà, ha commentato la sorella di Benno Madè dopo la condanna. Di una sentenza iniqua e inaspettata ha invece parlato la difesa del 31enne che ora aspetta di leggere le motivazioni della sentenza.























