"Sì, vanno avanti le indagini, le perquisizioni, questa è la casa in cui il boss è vissuto negli ultimi mesi e negli ultimi giorni della sua latitanza. Ieri sera è stato perquisito anche un locale che, fino ad ora, non era stato controllato; poco distante da qui, in via San Giovanni, vicino al garage in cui sabato scorso era stata ritrovata l'auto utilizzata da Messina Denaro. In questo appartamento, a disposizione di Andrea Bonafede, si cercavano anche lì i documenti che non sono ancora stati trovati. Ma del resto il capo della Procura di Palermo lo aveva subito detto questa è un inchiesta lunga, complessa, articolata su tre livelli. Il primo era quello che puntava a individuare le persone che avevano permesso al boss di curarsi negli ultimi due anni senza essere riconosciuto e fermato; il secondo livello è quello che punta a ricostruire invece la rete di tutti quei fiancheggiatori che gli hanno permesso di rimanere libero per 30 anni e poi il terzo livello quello che punta a trovare l'archivio nascosto; si cercano anche i documenti di Riina che si sa avesse Messina Denaro, chissà dove sono stati nascosti e poi il tesoro, quel patrimonio a cui il boss poteva attingere per permettersi, intanto questa vita a cui non aveva mai rinunciato, con l'acquisto di beni lussuosi e poi di pagare tutti quelli che, appunto, gli dovevano garantire fedeltà e protezione. Sappiamo che c'è già una lunga lista di indagati, per favoreggiamento, in carcere c'è Giovanni Luppino l'autista arrestato il 16 gennaio insieme con Messina Denaro, in carcere c'è anche Andrea Bonafede e su di lui pende il capo d'accusa più pesante, tra quelli che fino a questo momento ha emesso la Procura di Palermo, cioè non un semplice favoreggiamento, ma associazione mafiosa. Dunque era molto di più, secondo il PM di Palermo, di un fiancheggiatore; era proprio un affiliato una fedelissimo di Messina Denaro, tant'è che lui aveva gli aveva comprato questa casa di Vicolo San Vito, che aveva fatto acquistare l'auto, che a sua madre aveva fatto intestare, alla madre di Bonafede era intestata l'auto l'auto che Messina Denaro guidava e poi aveva fornito un'identità quindi i documenti, la patente, la tessera sanitaria per potersi curare in questi due anni. Non parla Bonafede, ieri ha fatto scena muta davanti ai giudici, durante gli interrogatori di garanzia. La voce invece che ieri si è sentita forte era quella di centinaia di cittadini di Campobello e di Castelvetrano in due cortei, hanno sfilato per le strade del centro di Campobello e si sono incontrati qui, questo luogo simbolo perché il posto dove il boss si è nascosto negli ultimi mesi della sua latitanza. Erano tantissimi.