Con il decreto di perquisizione datato 29 maggio, la Procura di Perugia, che accusa l'ex consigliere del CSM, Luca Palamara di corruzione, ordinava il sequestro dei suoi cellulari, oltre che di documenti e pc, per ricostruire i rapporti del magistrato, appunto, sottesi alle vicende corruttive per cui si procede. Oltre i nomi fin qui emersi come co-indagati, cioè i magistrati Spina, membro del CSM, Fava, PM di Roma, e Longo, già PM a Siracusa, gli avvocati Amara e Calafiore, e l'imprenditore Centofanti, c'è una lunga lista di altri nomi di giudici, politici e manager su cui si concentra ora la Guardia di Finanza. Per gli inquirenti, Palamara gestiva il suo ruolo in seno al CSM per pilotare le nomine dei procuratori e favorire gli amici e se stesso, come nel caso degli intenti ritorsivi nei confronti del Capo di Roma, Pignatone, e dell'aggiunto Ielo, rei di aver trasmesso a Perugia gli atti da cui è nata l'indagine a proprio carico. Intercettato, l'ex Presidente dell'ANM, dice a un collega di non avere un nome utile da insediare a Perugia, e parlando dell'unico candidato da poter appoggiare esclama “deve aprire un procedimento penale su Ielo, non lo farà mai”. In altra circostanza Palamara e il collega Spina incontrano due parlamentari, non citati nelle carte, ma, secondo indiscrezioni, identificabili nei PD Luca Lotti, ex sottosegretario renziano, e Cosimo Ferri, anch'egli magistrato, e parlano delle nomine alla Procura di Roma e delle vicende oggetto di indagine che dovrebbero essere secretate . Rapporti, insomma, di potere da scandagliare, a partire dagli interrogatori degli altri indagati e dalla riunione del plenum del CSM delle prossime ore. Il Consiglio Superiore analizzerà gli atti in arrivo da Perugia per capire quanto il sistema Palamara abbia condizionato nomine, procedimenti disciplinari sui magistrati e processi in tutta Italia, e nuove rivelazioni sorprendenti sono dietro l'angolo.