Abbiamo ripreso la mobilitazione di lotta in tutta Italia e siamo scesi in strada contro le piattaforme, ma allo stesso tempo anche contro il Governo, dicendo chiaramente che il momento delle parole è finito, ora dobbiamo agire. I fattorini delle piattaforme online di consegna cibo a domicilio tornano a protestare per le loro condizioni lavorative, dopo quelle che definiscono promesse mancate da parte del Ministro del Lavoro. Luigi Di Maio nelle ultime ore ha annunciato che la norma per i riders è pronta e prevede il divieto di retribuzione a cottimo, sarà nella legge sul salario minimo. Le parole non servono più, basta con le promesse, con gli annunci, servono i fatti subito. Un anno fa, ormai quasi, il giorno dell'insediamento nel suo Ministero ci ha convocato come riders, dicendo che avrebbe messo mano a questo settore e lo avrebbe finalmente regolamentato. Ci ha definiti come il simbolo della generazione abbandonata. Ebbene, da quei dieci mesi non è cambiato niente. Oggi essere un rider che cosa vuol dire? Adesso essere un rider vuol dire essere una delle tante forme del lavoro precario. Farsi assumere attraverso un'agenzia di food delivery è abbastanza facile anche per via dei pochi controlli che vengono fatti. Banalmente neanche chiedono un certificato medico per vedere se siamo idonei a reggere certi tempi o ritmi di lavoro e per questo, insomma, senza tutele o senza poi una prospettiva reale.