"Il braccio deve essere diritto, perfetto". Ci sono situazioni di emergenza in cui decisioni difficili vanno prese all'istante e procedure complesse devono essere chiare a chi coordina i soccorsi. Seguiamo l'esercitazione del sistema di Protezione Civile della Regione Toscana, che vede impegnate 300 persone, formate ad agire quando un fiume supera la soglia di allerta. "Siamo in uno scenario alluvionato...". 20 isole formative, dalla fondamentale fase di documentazione e conoscenza con droni e stazioni idrometeorologiche - "Potrebbe essere utilizzata perché è assolutamente operativa"- al momento della prevenzione del salvataggio. Questa, ad esempio, è una stazione di produzione di sacchi di sabbia. "C'è sempre necessità di produrne alcune migliaia, e senza l'ausilio di un macchinario, insomma, questa attività è praticamente impossibile da fare". "Questa è una pedana galleggiante che abbiamo sperimentato come nuova acquisizione per il soccorso in ambiente alluvionale". Sta in una sacca e può essere montata in pochissimo tempo, così come devono essere molto tempestive le fasi di messa in sicurezza di un fiume o di un torrente. "Uno, due e tre". "Una volta indiviso, cioè bagnato, l'argine non ha la stessa resistenza per la piena successiva e quindi è importante intervenire con dei teloni per renderlo impermeabile". Ma le pratiche di emergenza non possono salvarci tutti e sempre. "Si deve avere anche una normativa nazionale diversa che ci consente, per esempio, di agire con maggiore rapidità. Nel post-evento si fanno le opere in somma urgenza. Finita questa fase, in ordinario, quando i soldi arrivano, e se arrivano, si lavora in via ordinaria. Cioè, prima di poter mettere una ruspa, serve un anno e mezzo. Perché per fare un argine o per fare un'opera idraulica si deve sottostare alla stessa burocrazia che per fare una lottizzazione. Sono tempi che oggi questo Paese non si può più permettere".