Quando il Pil aumenta normalmente cresce anche l'immondizia. In Italia nel 2018 l'incremento è di 2 punti percentuali, in cifre, oltre 30 milioni di tonnellate totali prodotte, cioè 1 chilo e mezzo di spazzatura generata ogni giorno da ognuno di noi. Al Nord più che al Centro e al Sud ovvero 500 chili annui, con un costo medio pro capite di quasi 175 euro. Lo dicono i dati Ispra, per i quali, però, è cresciuta anche la differenziata. E seppure solo 7 regioni su 20 hanno toccato il 65% fissato dalle norme, buone notizie giungono da Sicilia col 7,8% in più, Calabria con il 5,6 e Puglia con il 5%. “Questo è un dato assolutamente positivo, che riguarda non solo le regioni del Nord, che sono notoriamente le più virtuose, ma qualche segnale positivo lo si ha anche dalle regioni centro-meridionali. Sono ancora molto lontane dagli obiettivi europei, però, insomma, prendiamo il dato come un incoraggiamento a fare meglio”. Differenziare è indispensabile per ridurre i rifiuti da smaltire e quindi non solo tutelare l'ambiente, ma anche sottrarre enormi guadagni illeciti alla criminalità. “Se non c'è una filiera industriale in grado di prendere questo materiale e trasformarlo in materia prima e seconda, purtroppo si crea una distorsione e quindi c'è un accumulo anche di questo materiale e spesso va a fuoco”. Da scarto a risorsa dunque, è questo il passo da compiere definitivamente. Ma per farlo servono impianti e in Italia mancano. I 646 esistenti sono pochi e in tema di plastica si riciclano solo gli imballaggi. “Mancano impianti di selezione e di trattamento e anche qualche impianto di smaltimento e c'è necessità di un ammodernamento e di un potenziamento, anche qui soprattutto al Centro-Sud, dell'impiantistica”. Perché ciò avvenga serve però anche un mercato, una domanda di prodotti riciclati, che ancora non c'è, e qui entra in gioco la politica. “La politica deve fare in modo che l'industria trovi conveniente, piuttosto che creare una discarica o un inceneritore, trovi conveniente prendere questo materiale oppure metterlo come obbligo. Ci sono i CAM, che sono i criteri minimi ambientali, per gli acquisti che fa la pubblica amministrazione. Dovrebbe essere costretta a prendere del materiale riciclato invece che quello vergine, fatto con materiale vergine, ma ancora non avviene”.