500 Rom e Sinti in Vaticano, attorno a Papa Francesco e l’incontro di preghiera è aperto dalla testimonianza di un prete di origine zingara, parole crude. Sì, sono un prete Rom, uno zingaro che diventa prete fa sempre notizia, un diverso, uno particolare. Ricordo che quando ne parlai con i miei compagni di seminario la prima cosa che mi chiesero fu se abitavo in una roulotte, se chiedevo l'elemosina e se la mia famiglia andava a rubare i portafogli alla stazione Termini. Papa Francesco parla a braccio, dice che il problema delle vendette non l'hanno inventato i popoli Rom e Sinti, in Italia ci sono gruppi di criminalità organizzata che la conoscono molto molto bene. No, prima questo e poi questo. È vero, ci sono cittadini di seconda classe, è vero, ma i veri cittadini di seconda classe sono coloro che scartano la gente. Questi sono di seconda perché non sanno abbracciare, sempre con l'aggettivo buttano fuori, scartano. Interviene con decisione sul caso della famiglia Rom, la cui presenza è contestata violentemente a Casal Bruciato. “Questa non è civiltà” accusa. Prego per voi, vi sono vicino e quando leggo sul giornale qualcosa brutta, vi dico la verità, soffro. Oggi ho letto qualche cosa brutta e soffro, perché questa non è civiltà l’amore è la civiltà.