Tende montate nel cortile del Politecnico di Torino e nell’aula magna. Scene analoghe nella facoltà di Fisica e a Palazzo Nuovo, sede delle scienze umanistiche. Da lunedì scorso tutte le università torinesi sono occupate. Le lezioni proseguono, ma online. Gli studenti, in solidarietà con la Palestina, chiedono lo stop a ogni collaborazione con gli atenei israeliani e con quelle aziende che appoggiano l’industria bellica. 200 di loro, riuniti in corteo, hanno attraversato le vie della città per arrivare al Politecnico. "Il Rettore in questo momento è quassù e vuole parlare solo con le rappresentanze ma noi vogliamo che scenda, vogliamo che parli con tutti noi." Un corteo simbolico, anche all'interno dei corridoi, e poi un'assemblea per rivendicare le loro richieste al Rettore. "Vogliamo la rescissione di ogni accordo che le Università, che tutte le università del Piemonte hanno con l'azienda bellica e con l'entità israeliane, come il Technion di Haifa che lavora a strettissimo contatto, in un rapporto quasi simbiotico, con le forze dell'occupazione israeliane. Vogliamo poi che ogni università del Piemonte prenda una presa di posizione netta, chiedendo il cessate il fuoco per quello che è il genocidio del popolo palestinese." Questa la risposta di Stefano Corgnati, neorettore del Politecnico di Torino, che abbiamo incontrato subito dopo l'assemblea. "In questi giorni stiamo lavorando con le rappresentanze studentesche di CDA e Senato per mettere a punto un momento di incontro, entro la fine di maggio, in modo tale che tutte le anime degli studenti e delle studentesse del Politecnico di Torino si possano confrontare intorno ai temi della pace, temi oggi cruciali, di una riflessione comune, di un Ateneo dalle molteplici sfaccettature come il Politecnico di Torino.".