“Ho sempre creduto che il femminicidio fosse anche un problema legato al disagio sociale, culturale e non semplicemente, come spesso, anzi troppe volte, viene scritto, al disagio psichico, per cui c'è una reazione dovuta a una nevrosi, laddove invece in tutto ciò che viene determinato dalla propria quotidianità, quindi il disagio della mancanza di lavoro, il disagio di una mancanza culturale, il disagio di un territorio che in qualche... dove tu ti senti sistematicamente sotto scacco porta a sfogare tutte le contraddizioni in casa. Si affronta il femminicidio affrontando un tema di classe. È vero che ci sono i dati che ci dicono che è trasversale alle classi sociali, ma è vero che si tratta di un tema legato a un disagio profondissimo che riguarda le periferie, che riguarda il centro, che riguarda l'essere accettati in questo mondo, dove a pagare sono le donne. Il dato che più mi ha colpito è che ogni anno muoiono tante persone quanto... immaginate lo stadio San Paolo di Napoli pieno. Tante donne quanto lo stadio San Paolo pieno”. Ecco, tu pensi che la prevenzione, agire sulla prevenzione, contro la violenza di genere e soprattutto nei minori, nei più piccoli, pensi che sia efficace? “Ha senso se è una formazione a tutto tondo, cioè nel momento in cui impari il rispetto, impari a gestire la rabbia, impari a comprendere che le regole dell'empatia, la misura della propria... del proprio atteggiamento sono elementi vincenti, in una società dove invece conta altro. Non è affatto inusuale vedere nelle perizie psichiatriche nei processi di femminicidio, vedere che ci sono uomini devastati da un senso di inferiorità, uomini devastati dalla sconfitta economica, uomini messi in crisi da donne che secondo loro nello sguardo tenevano il giudizio negativo su di loro. Quindi questa educazione è fondamentale, ma è un'educazione che per evitare la violenza di genere deve formare un cittadino libero”. E poi ci sono gli orfani dei femminicidi, quei 2 mila bambini che aspettano ancora delle risposte dallo Stato. “Quello è un altro tema gigantesco, ma credo lì, appunto... lì è la burocrazia. Siamo su un altro livello, ancor più drammatico. Siamo un evento, WeWorld, quindi sento che, nel momento in cui si dà spazio alle associazioni, quindi a quei luoghi dove questo tipo di bambini possono essere sostenuti, le donne possono essere sostenute, lo Stato sta dando spazio al diritto”.