Il lavoro è una delle grandi incognite dell'autunno, non si tratta solo della crisi generata dal lockdown, anche dopo la fine dei mesi di chiusura totale, le restrizioni legate alla pandemia hanno comunque reso difficile o non conveniente per molti tenere aperta la propria attività, senza contare che alcuni settori sono ancora bloccati. Finora il divieto di licenziare, deciso dal Governo, e la Cassa Integrazione, hanno evitato effetti più pesanti, ma, stando agli ultimi dati Istat, a giugno si contano 560 mila occupati in meno rispetto a febbraio, ultimo mese prima del lockdown e 750 mila in meno rispetto ad un anno fa, così come in calo è il tasso di occupazione. La perdita di posti di lavoro rispetto a febbraio riguarda soprattutto i dipendenti con contratto a termine e gli autonomi, mentre è in lieve aumento il numero degli occupati con contratto a tempo indeterminato. Rischia invece di essere fuorviante la lettura del tasso di disoccupazione oggi all' 8,8% contro il 9,7% di febbraio. La percentuale, infatti, si calcola sul numero di persone che cercano attivamente un lavoro, se aumentano i cosiddetti inattivi il tasso di disoccupazione scende, ma solo perché molti hanno smesso di cercare lavoro. Ed è esattamente quello che è accaduto nei mesi della pandemia. Secondo la Bce, inoltre, tenendo conto dei circa 4 milioni di occupati in Cassa Integrazione a zero ore, il tasso di disoccupazione arriverebbe al 25%, quanto a quello che ci attende in futuro, quando prevedibilmente finirà il blocco dei licenziamenti, misura che può essere solo temporanea, ci si può solo affidare alle stime. La Banca d'Italia ha disegnato due scenari: uno più roseo, si fa per dire, nel quale il Pil quest'anno diminuirà del 9% e uno più severo con un crollo del 13%. Il numero di posti di lavoro persi, a seconda dello scenario, andrà da 900 mila a 1,2 milioni, un numero che sarà difficile riassorbire l'anno prossimo, anche se, sempre secondo le stime, ci sarà un rimbalzo dell'economia.